La regolazione UE delle criptovalute

Pixabay

L’attenzione al Bitcoin è in crescita. La Commissione europea ha conseguentemente presentato una proposta di regolamento per disciplinare le criptovalute. Prima che la proposta della Commissione sia approvata definitivamente dal Consiglio europeo e dal Parlamento europeo, il Centro Politiche Europee (CEP) segnala però la necessità di una revisione dell’attuale approccio.

cepInput

Il think tank, con sede principale a Friburgo in Germania ed istituti consorziati a Parigi e Roma, ritiene che i piani delle istituzioni UE siano stati finora un po' estemporanei. "Certamente, un insieme uniforme di regole ha senso per garantire la certezza del diritto in questo mercato transnazionale in rapida crescita. Ma il previsto regolamento UE non raggiunge questo obiettivo in un’area rilevante del fenomeno. Molte criptovalute, infatti, non hanno un’emittente centrale. Non è quindi chiaro se in futuro saranno esentati o addirittura formalmente vietati dal nuovo regolamento". Questa è l’osservazione dell’economista del CEP Philipp Eckhardt e della giurista Martina Anzini, che hanno redatto, sia un'analisi sintetica, che un approfondimento sul piano di Bruxelles.

Importanti criptovalute, come il bitcoin, sono progettate per essere decentralizzate e fare quindi a meno di un emittente centrale. "Le criptovalute senza emittente rimarranno quindi probabilmente rilevanti anche in futuro e non risulteranno coperte dalle regole dell'UE. È quindi deplorevole che, in particolare in queste fattispecie, il nuovo regolamento, in sostanza, non raggiungerebbe l’auspicato obiettivo della certezza del diritto" sottolineano i ricercatori del CEP.

Le due pubblicazioni sono disponibili in lingua inglese