CBAM: dannoso per la protezione del clima e le industrie esportatrici dell'UE

shutterstock

Le importazioni da paesi terzi con bassi standard di protezione del clima mettono in pericolo la competitività delle aziende nell'UE. La Commissione vuole quindi introdurre un aggiustamento sul CO2 alla frontiera (CBAM), che dovrebbe rendere più costose le importazioni da paesi con standard piuttosto lassisti  come ad es. la Russia. L'importo del prelievo dovrebbe corrispondere al prezzo dello scambio di quote di emissioni nell'UE ("ETS fittizio"). Il Centres for European Policy Network (CEP) ha analizzato tale piano.

cepStudio

"La Commissione dovrebbe ripensare il CBAM", chiede l'esperto e giurista del CEP Götz Reichert  autore di uno studio di 60 pagine, redatto con il suo collega di Friburgo, l'economista Martin Menner e la giurista di Parigi, Marion Jousseaume.

"Un disegno conforme all'OMC al CBAM è concepibile in linea di principio. In definitiva, però, solo una decisione dell'OMC porterebbe certezza", spiega Jousseaume. "L'UE si sta quindi avventurando su un nuovo terreno giuridico dell'OMC, dove le insidie sono in agguato ed  il diavolo è nei dettagli", aggiunge Reichert. "Inoltre, si profilano già ora probabili conflitti commerciali internazionali".

Gli autori criticano, in particolare, che la Commissione non preveda poi  più alcun aggiustamento alla frontiera di CO2  a favore degli esportatori dell'UE e nemmeno alcuna altra compensazione al previsto cessare dell'assegnazione gratuita di quote di emissione, applicata fino ad ora. La conseguenza sarebbe che le aziende europee risulterebbero protette dalla concorrenza a basso costo solo nel mercato interno dell'UE, ma non nel mercato mondiale. "Di conseguenza, esse dovrebbero mettere in conto notevoli svantaggi competitivi", dice Menner.

Queste quindi risulterebbero ancor più tentate di produrre fuori dall'UE trasferendosi in paesi con norme di protezione del clima più permissive. Vi è quindi il reale rischio, sia di una perdita di valore aggiunto che di posti di lavoro nell’UE, ma anche, in concreto, di un aumento delle emissioni globali di CO2.

Secondo Menner, finché un sistema di scambio globale di quote di emissione non sarà applicabile, l'UE dovrebbe adoperarsi per assicurare che almeno i più importanti paesi industrializzati ed emergenti si accordino su un tale sistema. "Solo allora le assegnazioni gratuite di quote di emissione potranno essere eliminate gradualmente, poiché gli svantaggi competitivi residui delle imprese europee potranno allora essere efficacemente affrontati".