“Fit for 55”: EU-ETS I per l‘industria e l‘energia (cepAnalisi della COM(2021)551)

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Nell'UE, le emissioni di gas serra dovranno essere portate a zero entro il 2050. Lungo la strada, devono essere già ridotte del 55% entro il 2030 rispetto al 1990. Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione ha presentato un pacchetto completo di misure ("Fit for 55") per tutti i settori. Il Centre for European Policy Network (CEP) considera però discutibili diverse proposte centrali di modifica della direttiva sullo scambio delle quote di emissioni per l'industria e l'energia. Il think tank teme, infatti, la delocalizzazione della produzione e delle collegate emissioni inquinanti in paesi terzi.

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"Le strategie previste di riduzione delle quote gratuite nel sistema ETS non risultano opportune. Aumentano il rischio che l'industria europea trasferisca la produzione e le emissioni più inquinanti verso paesi terzi, il cosiddetto carbon leakage", avverte l'economista del CEP, Martin Menner, che ha esaminato la direttiva insieme al giurista del CEP, Götz Reichert.

Inoltre, la nuova cosiddetta “tariffa doganale climatica” (CBAM), anche per quanto riguarda le esportazioni dall'UE, non prevede né esenzioni quando scadranno i certificati gratuiti, né sconti sui costi dei certificati stessi, condannando così le industrie UE a competere in un contesto globale di partenza che li vedrebbe svantaggiati rispetto alle aree del mondo con minori sensibilità alla difesa del clima. "Invece di applicargli il CBAM, le aziende UE minacciate dal carbon leakage dovrebbero ricevere il 100% delle “emissioni standard di riferimento” in forma di certificati gratuiti", sostiene Reichert.

Per il CEP l'obiettivo di abbassare temporaneamente il cosiddetto “massimale” delle quote e di restringere il fattore di riduzione lineare è giustificabile solo con un'adeguata parallela protezione dalle tentazioni di rilocalizzazione delle produzioni UE.

I proventi delle aste non dovrebbero poi prioritariamente essere utilizzati per finanziare il bilancio dell'UE o i sussidi per la decarbonizzazione dei settori industriali non esposti al rischio di rilocalizzazione, ma dovrebbero venire piuttosto destinati al sostegno diretto al reddito delle realtà più vulnerabili o per ridurre le tasse più “distorsive” del mercato, sottolineano i ricercatori del CEP.

Sintesi con la valutazione del CEP in italiano e testo integrale dell'analisi disponibile in lingua tedesca.