Vendita a distanza di servizi finanziari (cepAnalisi del COM(2022) 204)

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Basta un clic del mouse, una telefonata o una videochiamata: la cosiddetta vendita a distanza di servizi finanziari, ad esempio l'apertura di conti e la stipula di polizze assicurative è in piena espansione. In questo contesto, la Commissione europea intende adattare i diritti dei consumatori dall'epoca analogica alla realtà digitale. Il think tank Centres for European Policy Network (CEP), ritiene che questo obiettivo sia auspicabile, ma che la proposta riforma della vecchia direttiva, che risale a 20 anni fa, rischi di risultare ancora troppo burocratica.

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"Al centro dell'approccio, di per sé positivo, alla modernizzazione di questi diritti dei consumatori ci sono obblighi di informazione più ampi e diritti di recesso più trasparenti. Questo dovrebbe evitare insidie e prevenire manovre ingannevoli", spiega l'esperto di finanza, Philipp Eckhardt, che ha analizzato la proposta della Commissione insieme all'esperto delle politiche dei consumatori, Patrick Stockebrandt. Secondo gli esperti CEP il legislatore dell’UE, dovrebbe però prestare maggiore attenzione ad attribuire un “gradazione” adeguata ai diversi obblighi di informazione. Poiché, in alcuni casi, l'estensione prevista di tali adempimenti appare eccessiva e non contribuisce quindi in modo mirato agli obiettivi di tutela previsti.

Secondo Stockebrandt, è comunque molto positivo che la Commissione voglia mantenere il diritto di recesso come un diritto pienamente efficace ed efficiente per la protezione dei consumatori. “Purtroppo, si astiene però dal circoscrivere il cosiddetto presunto “diritto di recesso perpetuo” nelle situazioni di informazioni contrattuali giudicabili incomplete. Tuttavia, tale limitazione, in realtà, concorrerebbe a rafforzare nell’insieme la chiarezza giuridica e la certezza del diritto sia per i fornitori che per i consumatori", sottolinea l'esperto del CEP.

Inoltre, i pulsanti di cancellazione previsti dalla proposta di direttiva, con i quali i consumatori potrebbero annullare in un attimo acquisti presumibilmente sbagliati, sono solo una soluzione di ripiego. "Più adeguato sarebbe puntare maggiormente sulle precauzioni per ridurre al minimo il rischio di valutazioni errate prima che i consumatori prendano una decisione di acquisto. Sarebbe quindi meglio rendere più stringenti e chiari gli obblighi di informazione per i fornitori, al fine di evitare la prevista ondata di cancellazioni successive e rafforzare, in questo modo, anche la responsabilità personale dei consumatori", invita Eckhardt.

 

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