Strumento di emergenza del mercato unico (cepAnalisi del COM(2022)459 )

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Le varie crisi portano sempre più spesso a carenze nell'offerta di alcuni beni e servizi strategicamente rilevanti. La Commissione intende contrastare questa situazione con il cosiddetto Strumento di emergenza del mercato unico (SMEI). In futuro, gli Stati membri ne dovranno infatti garantire la disponibilità anche in situazioni di tensione. Il Centrum für Europäische Politik (cep) rileva però come il piano dell'UE sia in buona parte giuridicamente contestabile.

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"L'obiettivo della Commissione è comprensibile, ma l'attuazione è solo in parte destinata ad essere praticabile. Il mercato rimane ancora il modo più efficiente per ovviare anche alle emergenze. Altrimenti si rischia piuttosto di aggravare le carenze di approvvigionamento", afferma l'economista del CEP, Matthias Kullas, che ha analizzato la normativa prevista insieme al giurista Lukas Harta. Al più tardi quando la Commissione classificherà alcuni beni e servizi come strategicamente importanti, la domanda di tali beni e servizi aumenterà bruscamente, innescando o aggravandone la carenza, avvertono gli esperti del CEP.

Secondo Harta, lo SMEI potrebbe contribuire a mantenere la circolazione di beni e servizi in situazioni di emergenza. Questo obiettivo appare appropriato. Tuttavia, il regolamento non appare giuridicamente solido in diversi punti. "Lo strumento di emergenza per il mercato interno è pieno di termini giuridici vaghi, la cui applicazione ha però conseguenze considerevoli", afferma il CEP. Ad esempio, le procedure per le richieste di informazioni e per i contratti con ordini classificati prioritari devono essere ancora meglio chiarite.

Gli autori condividono la decisione della Commissione di non includere espressamente nel nuovo regolamento i medicinali, i dispositivi medici e i semiconduttori. Per questi, infatti, esistono già strumenti di emergenza indipendenti. Per quanto riguarda altri esistenti strumenti di crisi come l'IPCR (Integrated Political Crisis Response) o lo SMET (Single Market Enforcement Taskforce), invece, la distinzione non è così netta.

Il principale punto di critica è rappresentato dai previsti interventi drastici sulle libertà imprenditoriali. "La Commissione europea vuole poter obbligare le aziende a dare priorità a determinati ordini. Questo non solo interferisce massicciamente con la libertà di queste aziende, ma prevarica anche la posizione di quelle aziende i cui ordini verrebbero invece sospesi senza alcun compenso", sottolinea Harta. Anche l'esenzione dalla responsabilità proposta per le aziende che eseguono un contratto prioritario, non è all'altezza della situazione, soprattutto perché non può essere applicata se un tale obbligo è regolato piuttosto dalla legge di un Paese terzo.