Più potere agli elettori dell’UE (cepInput)

shutterstock

Tra circa un anno l'Europa andrà al voto. Ma quanto è legittimo, democratico e rappresentativo un voto quando una percentuale bassa di persone si recano alle urne, se non si applicano regole vincolanti uniformi e se i principali candidati sono visibili ed eleggibili solamente nei propri paesi? Il Centers for European Policy Network (CEP) invita a riflettere su come modalità di voto, temi e campagne uniformi possano contribuire a rafforzare ancora il ruolo del Parlamento nelle dinamiche decisionali dell’UE. L'età di voto dovrebbe, inoltre, essere abbassata a 16 anni in tutta l'UE.

cepInput

"La Germania ha già adottato un'età di voto più bassa. Per garantire lo stesso peso elettorale in tutti gli Stati membri, per coinvolgere meglio le giovani generazioni nelle decisioni in una fase precoce scoraggiandole anche dalla protesta sterile, questo però ora dovrebbe valere ovunque nell’UE", chiede Andrea De Petris. Il costituzionalista del CEP ha sondato le possibili riforme con l'esperto di UE, Stefano Milia da Roma, con l'economista Victor Warhem da Parigi e l'esperto di diritto europeo Patrick Stockebrandt da Friburgo.

Gli autori sono però più scettici riguardo ai piani di promuovere in futuro il voto europeo online. Sostengono che ancora mancano gli standard tecnici e giuridici comuni per garantire elezioni libere, uguali e segrete in tutta l'UE. "Occorre valutare attentamente se il rischio di frodi elettorali non sia superiore ai benefici desiderati", sottolinea Stockebrandt.

Secondo gli esperti, sono le tematiche europee ed i partiti sovranazionali, che dovrebbero avere la precedenza sugli interessi e temi puramente nazionali, sarebbero quindi importanti delle liste transnazionali ed una conseguente valorizzazione di alcuni candidati particolarmente qualificati. Si dovrebbe poter perseguire una combinazione ideale di liste partitiche transnazionali, circoscrizione elettorale unica e l’emergere di alcuni candidati di spicco che possano ambire anche a dei ruoli nella futura Commissione.

I ricercatori del CEP vedono con favore anche l'idea di dichiarare in modo permanente il 9 maggio non solo giorno di elezioni, ma anche giorno festivo in tutti i 27 Stati membri. "Questo potrebbe attirare l'attenzione sulle elezioni, aumentare la partecipazione e quindi dare maggiore legittimità al risultato", afferma Stefano Milia. Secondo Victor Warhem, molti francesi però temono che l'uniformità delle regole del gioco possa restringere eccessivamente il campo delle decisioni nazionali. 

Ultimamente però, sono aumentati i segnali, che nonostante la grande volontà di nuove regole comuni emersa dalla maggioranza del Parlamento europeo, come anche da parte dei cittadini dell'UE nel quadro della Conferenza sul Futuro dell’Europa, il cantiere delle grandi riforme istituzionali UE rimane sostanzialmente in stallo, bruciando sempre più la possibilità di novità già ad iniziare dal 2024.