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Chips Act dell'UE: primo commento del CEP sull'accordo di trilogo

Il Chips Act approvato dall'UE risulta in linea con la nuova politica industriale dell'Unione. Il suo obiettivo è aumentare la resilienza delle catene di fornitura delle aziende europee per i prodotti rilevanti per la sicurezza. Con il Chips Act, l'UE intende rafforzare l'intera catena del valore dei semiconduttori. Tra le altre cose, la quota dell'UE nella produzione globale di semiconduttori dovrebbe essere aumentata al 20%.

Con il Chips Act, l'UE entra in una gara di sovvenzioni con la Cina, gli Stati Uniti e Taiwan, che sussidiano massicciamente l'insediamento sui propri territori di produttori di semiconduttori. L'espansione della produzione di semiconduttori nell'UE rischia quindi di diventare molto costosa. Inoltre, c'è il rischio che l'utilizzo delle fabbriche sovvenzionate non sia abbastanza elevato da renderle redditizie nel lungo periodo. La richiesta di un sostegno permanente è quindi quasi pre-programmata.

Inoltre, il Chips Act sarà finanziato con i fondi dei programmi Digital Europe e Horizon Europe. Il sostegno alla produzione di semiconduttori andrà quindi a scapito di altre misure di sostegno altrettanto sensate.

Tuttavia, alla luce della mutata realtà geopolitica dopo l'inizio della guerra di aggressione russa, è chiaro che le industrie rilevanti per la sicurezza, come la produzione di chip, non possono più essere valutate solamente in termini economici. In particolare, le ambizioni geopolitiche della Cina intorno a Taiwan ed oltre minacciano la fornitura di chip alle aziende europee. Dopo tutto, il più grande produttore di chip taiwanese al mondo, TSMC, svolge un ruolo essenziale nello sviluppo dell’industria occidentale (ed europea).

Infine, è discutibile se la legge sui chip raggiungerà i suoi obiettivi con gli strumenti appena concordati. Infatti, concentrandosi esclusivamente sulla produzione di semiconduttori e sulla fornitura garantita di terre rare, come previsto dalla legge sulle materie prime critiche approvata di recente, si dimentica l'altra metà della sfida.

Oltre all'hardware ed alle materie prime, una trasformazione digitale resiliente dell'Europa richiede anche un investimento almeno equivalente nella formazione e nell'educazione della popolazione ai vari aspetti della digitalizzazione. Oltre ad esperti di IA specializzati che possano fare qualcosa con i chip così caldeggiati è necessaria anche un'alfabetizzazione digitale più generale e trasversale alla società per affrontare con fiducia tecnologie come ChatGPT, che nascono proprio sulla base dei moderni chip.

Matthias Kullas e Anselm Küsters