Fit for 55: Energie rinnovabili (cepAnalisi)

shutterstock

L'Unione Europea vuole ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto al 1990. Tra le altre cose, la quota di energie rinnovabili deve essere aumentata al 40% in tutta Europa. Il think tank Centres for European Policy Network (CEP) si aspetta però che la relativa proposta presentata dalla Commissione (COM(2021) 557), nella forma attuale, comporti anche dei concreti rischi di svantaggi competitivi per l'UE.

cepAnalisi

"L'obiettivo per l'industria che il 50% dell'idrogeno utilizzato sia prodotto da fonti rinnovabili entro il 2030 rischia di portare con se svantaggi competitivi per l'industria europea", dice l'economista del CEP Svenja Schwind, che ha esaminato il pacchetto legislativo "Fit for 55" per quello che concerne proprio l’aspetto delle energie rinnovabili, insieme esperto giuridico del CEP, Götz Reichert.

Entrambi mettono in guardia dal fissare obiettivi settoriali troppo ampi e impegnativi, ad esempio per il cosiddetto idrogeno verde. Al fine di raggiungere l'aumento stabilito del mercato dell'idrogeno verde in un modo efficace anche dal punto di vista dei costi, lo stabilire quote mirate per i consumatori finali con una propensione maggiore all’acquisto – ad esempio compagnie aeree o raffinerie -  potrebbe risultare un'alternativa migliore. Questo creerebbe una domanda affidabile che potrà poi essere soddisfatta in modo efficiente sulla base della competizione tra i diversi fornitori.

"L'obiettivo specifico di aumentare la quota di energia rinnovabile nel settore industriale di 1,1 punti percentuali all'anno potrebbe essere controproducente e ridurre l'effetto atteso dal sistema dello scambio di quote di emissioni dell'UE". Poi secondo gli esperti del CEP, i bisogni energetici variano molto nei singoli stati membri e così anche i costi del passaggio alle energie rinnovabili. "Un aumento uniforme obbligatorio in tutta l'UE della quota di energie rinnovabili per anno nel settore industriale dovrebbe essere evitato", sottolinea Svenja Schwind.

Secondo Reichert, “sono piuttosto gli ostacoli normativi che si frappongono alla maggiore espansione delle energie rinnovabili, per esempio procedure di autorizzazione complesse e lunghe. L'UE sta considerando delle semplificazioni, che però rischiano di non poter essere attuate rapidamente, come sarebbe invece effettivamente necessario”.