Accogliere l'adesione all'UE dei Paesi dei Balcani occidentali: un interrogativo fondamentale per l'UE (cepAdhoc)

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Albania, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord: da anni i paesi dei Balcani Occidentali (WB6) cercano di aderire all'Unione Europea. Per altrettanto tempo, l'UE li ha frenati per carenze in materia di stato di diritto ed economia. Il Centro per la Politica Europea (CEP) ritiene che questa indecisione sia pericolosa alla luce della situazione geopolitica globale in cui versa l’Europa e quindi fa appello per un allargamento rapido, ma in condizioni istituzionali diverse.

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"Per contenere possibili conflitti interni, pericolose influenze esterne o giochi di potere nella regione, l'UE deve smettere di considerare il processo di allargamento dei Balcani Occidentali come non urgente". Lo afferma Eleonora Poli, ricercatrice senior del CEP a Roma. Secondo la sua analisi,“considerato il livello di integrazione che i sei stati dei Balcani Occidentali hanno già raggiunto, la loro adesione non dovrebbe essere una sfida maggiore rispetto a quella di integrare Ucraina, Moldova o Georgia”. Eleonora Poli ritiene che non ci sia alternativa ad un rapido allargamento. Perché ciò accada, però, è necessario spingere le riforme necessarie ed adattare il quadro istituzionale europeo. In altre parole, è necessario bilanciare laquestione della stabilità interna all’UE con la necessità di esercitare un’influenza geopolitica esterna credibile.

Eleonora Poli critica la proposta francese di un'Europa a più velocità. "Ciò comporta il pericolo di creare un'Europa di membri di prima e seconda classe." Invece, afferma che c'è un urgente bisogno di conciliare la questione della stabilità interna con le sfide esterne dell'UE e di riformare il quadro istituzionale dell'UE. “Alla luce della dinamica conflittuale a livello internazionale, è urgente che l'UE affronti l'allargamento ai Balcani Occidentali non in futuro, ma al presente.