La minaccia del populismo digitale per la democrazia europea (cepStudio)

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X (Twitter), Facebook, Cambridge Analytica: le campagne di disinformazione dei populisti si basano da anni sull'uso dei media digitali. Ora si aggiunge l'intelligenza artificiale (AI) come ulteriore potente strumento. È quanto emerge dallo studio del Centres for European Policy Network (CEP). I ricercatori di Germania, Francia e Italia chiedono regole più severe in considerazione dei pericoli esistenti.

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"Se pensiamo alle elezioni europee del prossimo anno, le regole esistenti sulla moderazione dei contenuti, come previsto dalla recente legge sui servizi digitali (DSA), appaiono già superate nell'era dell'IA generativa", avverte Anselm Küsters, esperto digitale del CEP con sede a Berlino. Egli ha redatto lo studio insieme ai ricercatori del  Camille Réau di Friburgo, Victor Warhem di Parigi ed  Eleonora Poli di Roma. Insieme chiedono un approccio indiretto, cosiddetto ex-ante, per combattere il populismo digitale sulle piattaforme.

"Con strumenti di AI generativa come ChatGPT e Midjourney, è possibile creare sistemi automatizzati per la generazione di disinformazione e deepfakes che possono essere diffusi rapidamente, a basso costo e senza particolari conoscenze tecniche", afferma Eleonora Poli. Secondo Warhem, questo ulteriore livello di sofisticazione contribuisce a rendere meno netta la linea di demarcazione tra i contenuti generati dall'uomo e quelli generati piuttosto dall'intelligenza artificiale.

L'ecosistema digitale odierno rischia quindi di ostacolare una fertilizzazione incrociata dei diversi punti di vista, mina i principi fondamentali del dibattito democratico e, in ultima analisi, aumenta le possibilità di successo delle tendenze di natura più populista, avverte Camille Réau  “Appare quindi importante "aggiustare” questo “mercato digitale delle idee”, per coltivare un discorso online più inclusivo ed intellettualmente solido, che promuova un scambio e confronto autentico di idee".