Obiettivi per le emissioni di CO2 di autocarri, furgoni e autobus

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I veicoli commerciali pesanti sono responsabili di una quota significativa delle emissioni di CO2 nell'UE. Per questo motivo, la Commissione vuole fissare nuovi limiti di CO2 per camion, furgoni e autobus. Alla luce di altri strumenti più efficienti, però, il Centres for European Policy Network (CEP), ritiene la proposta della Commissione eccessivamente unilaterale, anti-tecnologica e superflua, quindi ne critica radicalmente l’attuale impostazione.

cepAnalisi

"In considerazione; degli obiettivi climatici dell'UE definiti a livello politico, del prevedibile aumento delle emissioni di CO2 legate al trasporto, del carattere fortemente transfrontaliero del trasporto merci su strada e della necessità di regole uniformi e valide per tutta l'UE, una regolamentazione a livello europeo risulta fondamentalmente appropriata", afferma l'esperto ambientale del CEP Götz Reichert, che ha analizzato la bozza di regolamento insieme all'esperto di trasporti del CEP, Martin Menner.

Tuttavia, secondo i ricercatori del CEP, l'approccio normativo scelto dovrebbe essere respinto in termini di politica generale. "I divieti e le limitazioni sono obsoleti perché ormai esistono strumenti più validi che si conformano meglio al mercato. Con il sistema dello scambio delle quote di emissioni nell'UE anche per il settore del trasporto stradale e degli edifici (UE ETS 2), dal 2027 sarà disponibile, per i diversi attori di mercato, un'alternativa molto più efficace e meno restrittiva della libertà di scelta", sottolinea Menner.

A differenza dei valori limite, l'UE ETS 2 potrebbe includere non solo i veicoli nuovi ma anche quelli vecchi, limitare in modo sicuro le emissioni di CO2 attraverso un tetto massimo di quote ("cap") e ridurle in modo efficiente attraverso lo scambio di quote ("trade"), là dove i costi risultassero più bassi. D'altra parte, l'inasprimento dei limiti di CO2 proposto per il 2030 consentirebbe di raggiungere l'obiettivo solo attraverso una massiccia penetrazione sul mercato di veicoli ad emissioni zero di CO2 e solo marginalmente attraverso aumenti di efficienza per quelli con motori a combustione o attraverso l'uso di carburanti alternativi.

 "La mancanza di adeguata “apertura” tecnologica impedirebbe così ai fornitori ed agli utenti di adattarsi in modo resiliente ai cambiamenti delle circostanze o ad eventuali crisi e di utilizzare, in alternativa, soluzioni ibride che aumenterebbero comunque l'efficienza generale a favore della decarbonizzazione", afferma Menner, che contesta conseguentemente la prospettiva di un divieto di fatto sui motori a combustione anche per questo tipo di veicoli.