Euro-Clearing dopo la Brexit (cepStudio)

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I contratti derivati nell'UE vengono sempre più spesso compensati tramite delle controparti centrali (CCP). Gran parte di questa compensazione, soprattutto per i contratti derivati denominati in euro ("euro clearing"), viene effettuata da stanze di compensazione nel Regno Unito – quindi fuori dall'UE dopo la Brexit. In uno studio del Centre for European Policy Network (CEP), sostenuto da “Deutsche Börse”, si ritengono necessari gli sforzi previsti per trasferire la compensazione effettuata in euro nell'UE.

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"La Brexit e le sue conseguenze hanno fatto suonare un campanello d'allarme nell'UE e hanno portato a un aumento degli sforzi per portare, in particolare, sempre più le attività di clearing  nell'UE", afferma Philipp Eckhardt, esperto finanziario della sede di Friburgo del CEP, ed autore dello studio insieme ad Anastasia Kotovskaia, esperta della sede CEP di  Berlino. Alla fine dello scorso anno, il Parlamento e il Consiglio dell'UE hanno adottato ciascuno la propria posizione sulle proposte legislative per l’attività di compensazione in euro. Un accordo deve essere ora raggiunto tra gli Stati membri e il Parlamento europeo entro le elezioni europee del giugno 2024.

"Le misure per trasferire le transazioni di compensazione dell'euro dal Regno Unito all'UE rappresentano una significativa violazione della libertà imprenditoriale e potrebbero essere quindi anche percepite come protezionismo", commenta Eckhardt. Pertanto, richiedono una giustificazione sufficiente ed una strutturazione adeguata.

Secondo il ricercatore del CEP, tale giustificazione ora è certamente sussistente. La Brexit ha rivelato dei rischi per l'UE che non devono essere sottovalutati, ad esempio in relazione alla stabilità finanziaria, alla dipendenza da Paesi terzi, alla prevenzione dei rischi di responsabilità per l'UE ed alla efficace “trasmissione” della propria politica monetaria. Inoltre, vi è una mancanza di poteri da parte delle autorità di vigilanza dell'UE, per contrastare efficacemente tali rischi. "Sono quindi necessari maggiori sforzi per trasferire le attività di euro-clearing a soggetti nell'UE, anche in relazione all'agenda di autonomia strategica dell'UE", afferma Kotovskaia.

A tal fine, mentre l'UE dovrebbe comunque adottare un approccio orientato al mercato, dovrebbe pure insistere affinché i partecipanti al mercato dell'UE adottino misure efficaci e verificabili per trasferire le loro attività nell'UE. "Solo così c'è una reale possibilità che nel medio termine emergano mercati di compensazione nell'UE resilienti e competitivi, in grado di coesistere con i mercati di compensazione globali e britannici", spiega Eckhardt.

Lo studio CEP delinea un totale di dieci chiare linee guida per la riorganizzazione dell'attuale quadro giuridico dell'UE, che dovrebbero essere prese in considerazione nel  trilogo istituzionale UE che sta per iniziare.